Protezione Civile

Rischio sismico

Gli studi di microzonazione sismica consentono di individuare e caratterizzare le zone di un territorio che durante un terremoto si possono considerare stabili, quelle stabili suscettibili di amplificazione locale ed altre suscettibili di instabilità.

I Comuni italiani sono classificati a seconda della pericolosità sismica: Zona 1 - E’ la zona più pericolosa. La probabilità che capiti un forte terremoto è alta; Zona 2 - In questa zona forti terremoti sono possibili; Zona 3 - In questa zona i forti terremoti sono meno probabili rispetto alla zona 1 e 2; Zona 4 - E’ la zona meno pericolosa: la probabilità che capiti un terremoto è molto bassa.

Pur essendo presente una narrazione storica di terremoti sin dal XII secolo, gli studi per la caratterizzazione sismica del territorio italiano si sono strutturati scientificamente dal XIX secolo, avvalendosi poi anche di strumenti ad hoc per la misurazione degli eventi dalla fine di quel secolo e, via via, di reti di monitoraggio dal secolo successivo.

Ciò ha favorito anche la definizione di analisi territoriali e regionali finalizzate a zonazioni o microzonazioni riferite alla pericolosità locale. In questo caso, valutare la pericolosità significa individuare le aree a scala comunale che, in occasione di una scossa sismica, possono essere soggette a fenomeni di amplificazione e fornire quindi indicazioni utili per la prevenzione, ovvero per l’adozione di livelli crescenti di attività antisismiche in fase di costruzione di nuovi edifici, di interventi manutentivi mirati e di comportamenti individuali.

La città di Parma, classificata in Zona 3, si articola in zone suscettibili di amplificazioni locali di diversa intensità, rappresentate nella Tavola 3.1 “Rischio sismico- Carta microzonazione sismica”, allegata al Piano Comunale di Protezione Civile 2020.

Il procedimento seguito per la valutazione del rischio sismico è basato sull’analisi delle caratteristiche del territorio in rapporto con la presenza umana, secondo il procedimento generale proposto dall’UNESCO (1984), adattando la trattazione alla scala di lavoro comunale ed al dettaglio dei dati a disposizione.

L’UNESCO, ai fini della mitigazione dei danni causati da eventi naturali estremi ed in generale per la riduzione dell’esposizione al rischio della popolazione, ha proposto una equazione di calcolo del rischio di valore generale, caratterizzata dai seguenti fattori:

  • pericolosità (H) è la probabilità che un fenomeno potenzialmente dannoso di una certa intensità si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area e per determinate cause d’innesco
  • elementi a rischio (E) sono costituiti da popolazione, proprietà, attività economiche a rischio in una data area
  • vulnerabilità (V) è il grado di perdita atteso su un dato elemento o gruppi di elementi a rischio derivante da un potenziale fenomeno distruttivo di una data intensità

Dunque per rischio totale si intende il prodotto: R = H * V * E

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